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LA VERGOGNA NELL’ADOLESCENZA

La vergogna, un’emozione che tutti sperimentiamo più volte nella vita, può avere origine da comportamenti e situazioni diverse.

Ovviamente sono la società e il periodo storico nel quale viviamo a stabilire di cosa dovremmo vergognarci (oltre ai nostri valori e alla nostra educazione, che però dipendono, di nuovo, dalla società e dalla cultura).

Ricordiamo che la vergogna non ci porta solo necessariamente a nasconderci, ma anche, viceversa, a mostrarci eccessivamente sfacciati; questo altro non è che un meccanismo di difesa.

L’adolescenza è sicuramente uno dei periodi in cui gli episodi di vergogna sono più frequenti: mancando ancora un’identità solida e ben definita, l’adolescente è più vulnerabile a critiche e ai dettami sociali, sopratutto se condivisi dai coetanei.

 

COSA FA SCATTARE LA VERGOGNA DELL’ADOLESCENTE?

Oggi sembra che a dare origine alla vergogna sia sempre meno il senso di colpa per un errore commesso; piuttosto ciò che fa più vergognare è il non sentirsi all’altezza di aspettative altrui. Non raggiungere in pieno gli obiettivi che altri si aspettano, che sia nell’aspetto fisico, nel look, nelle performance scolastiche o nelle relazioni affettive.

A differenza del passato però, se questo poteva essere già presente nel confronto che l’adolescente faceva con i coetanei, oggi sembra un problema anche nei confronti dei genitori: venendo meno il rimprovero (il permissivismo è una delle matrici principali delle famiglie odierne) diminuisce il senso di colpa. Ma, aumentando da parte degli adulti l’aspettativa di riuscita in performance (conosco famiglie che non si accontentano del 9 come voto. “Perchè non 10?‘”, dicono) nel figli aumenta sempre più il divario tra Sè Ideale e Sè reale, con conseguente sensazione di inadeguatezza e quindi vergogna.

 

LA VERGOGNA È SEMPRE NEGATIVA?

Certo che no. Il bambino di 2 anni già la sperimenta dopo un rimprovero. E’ ciò che oltretutto ci permette di adattarci all’ambiente, modificando il nostro comportamento e il nostro aspetto per risultare più accettabili.

Segnale di allarme è semmai la sua eccessiva presenza: qual’ora cioè impedisca all’adolescente di frequentare coetanei, di curare i propri aspetti originali e distintivi, di utilizzare i social o di alimentare la propria autoironia.

Il mancato raggiungimento di obiettivi deve rappresentare un motore per migliorarsi e non fonte di ansia bloccante e patologica. In questo i genitori hanno un elevato potere.

 

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